Con Kiko Kostadinov, Iva incarna il rigore.
Le silhouette sono disciplinate, funzionali, quasi architettoniche.
Su di lei non sono semplici abiti, ma estensioni della sua postura—misurata, decisa, inflessibile.
Nel bosco, questa austerità diventa ancora più potente: linee pulite contro rami contorti, forma controllata contro disordine selvaggio.
Kiko Kostadinov ha sempre parlato il linguaggio della precisione e della costruzione, e Iva lo traduce alla perfezione. Indossa i suoi codici come fossero un’armatura, dimostrando che anche la disciplina può essere una forma di ribellione. Qui, la foresta non piega lei: è lei a piegare la foresta con la sua geometria.
Con Jean Paul Gaultier, Iva si sposta nello spettacolo.
Se Kostadinov le ha dato il rigore, Gaultier le offre il teatro. Le silhouette esagerate, la provocazione sensuale, i bagliori dei tessuti — su Iva diventano elementari. Non li porta come costume, ma come dichiarazione, trasformando il bosco in un palcoscenico dove ombra e couture si scontrano.
In lei, la visione di Gaultier si affila. Il suo dramma non galleggia sopra la terra, ma vi affonda, legando mito e corpo, couture e corteccia, luce e crepuscolo. Attraverso Iva, la sua eredità si rinnova: feroce, viscerale, intransigente.
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