UNIFORMS AND EMOTIONS OF CATERINA

UNIFORMS AND EMOTIONS
OF CATERINA

Uno studio visivo sulla dolce ribellione — dove l’uniforme incontra la tenerezza emotiva, fondendo struttura, nostalgia e una femminilità sottile in un mondo quieto e cinematografico. Ho sempre amato scrivere nel mio diario.
Era rosa, con un grande lucchetto. Non volevo che mia mamma e mio papà lo trovassero e lo leggessero.
Era l’unico posto in cui potevo sognare una vita che non avevo, scrivere i segreti di ciò che accadeva a scuola e condividere pensieri che non volevo dire ad alta voce.
Mia nonna li ha conservati tutti e, presumo, li abbia anche aperti tutti.
So che posso fidarmi di lei, e probabilmente avrà riso leggendo di quanto io e mia sorella desiderassimo aprire un hotel e chiamarlo “Hotel Rose”, o di quanto non volessi andare a sciare perché mio padre non voleva fare pause fino all’ora di pranzo.
Continuo a farlo anche oggi, quasi ogni sera — a volte sul telefono, a volte su quei quaderni carini che compro in giro.
Vi siete mai chiesti quanto il modo in cui ci vestiamo influenzi la nostra vita quotidiana e la nostra personalità?
Parlando con Alina, ho capito che posso associare me stessa a tre brand — e credimi, non è stato facile — e come questi look rappresentino parti diverse della mia vita.
Siamo quasi alla fine dell’anno e, come vuole la mia tradizione, scriverò una lettera alla me del passato, del presente e del futuro.

SHOP

PAST - OUR LEGACY:

“Small Theories on How to Sit Gracefully”

Cara Cate,
 mi rende così felice vederti brillare in quegli outfit.
 Quando vivevi a Milano pensavi di poter spaccare con qualsiasi cosa indossassi, e probabilmente avevi ragione.
È stato un bel viaggio e a volte mi chiedo se lasciare Milano sia stata davvero la scelta giusta. Amavi il tuo minuscolo appartamento e, se comprare fiori fosse uno sport, probabilmente avresti già una tripla medaglia d’oro.
Il nero era il colore, il colore della moda. Nessun colore era ammesso oltre il portone, a volte solo una camicia celeste in piena estate per portare un po’ di vibrazioni solari.
Hai sperimentato tanto in quegli anni, e di questo vado particolarmente fiera.
Hai imparato a essere indipendente, a conoscere le leggi non scritte degli sample sale milanesi, e che bisogna arrivare in ufficio con 30 minuti di ritardo — altrimenti chi si godrà la tua passerella mattutina?
Non dimenticare gli occhiali da sole e non dare mai il sole per scontato, te lo dice una quasi-cittadina danese.

PRESENT - JIL SANDER:

“The Gentle Practice of Overthinking”

Cara Cate,
e il 2025 sta quasi per finire — alleluia, aggiungerei.
Che anno è stato, anche se a tratti sembra che ne siano passati quattro tutti insieme.
Sei stata ovunque, su e giù, emotivamente direi… e geograficamente anche.
Con le tue ballerine di Jil Sander hai camminato e scoperto luoghi che ricorderai per sempre.
È forse l’anno in cui la gonna midi giunge al capolinea? Direi proprio di sì.
Ormai ne hai una collezione — colori diversi, tessuti diversi — ma è arrivato il momento di lasciare il look da suora nel passato.
Se sei preoccupata per me, non esserlo.
Sono certa che saprò reinventarmi, senza dover per forza tornare ai jeans skinny.
Overthinking: lo portiamo con noi anche l’anno prossimo? Lo spero di no… ma, onestamente, non è che ci sia molta scelta.

FUTURE - DRIES VAN NOTEN:

“Somewhere Between Blush and Bureaucracy”

Cara Cate,
 dove vivi adesso? Sono così curiosa.

Ho un sacco di domande per te, soprattutto se ora hai un armadio più grande — sai com’è, la vita è dura con quattro stand pieni e zero spazio rimasto.
 Mi sembri più sistemata, lo vedo: tanti tessuti svolazzanti e décolleté ai piedi.

Hai iniziato ad amare la burocrazia, ed è così che capisco davvero di star parlando con la versione adulta di me stessa.

Da quando la mia firma è diventata un’opera d’arte? Immagino sia questa la sensazione di essere una VIP.